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Cenni Critici su Maddalena Saponara

Freud ci insegna che l’uomo si rapporta con il tempo attraverso una successione cronologica soltanto nei processi coscienti, il flusso cronologico del tempo è unicamente frutto dell’attività conscia del nostro operare. L’arte contemporanea  racconta il nostro tempo, l’artista analizza consciamente la matrice espressiva che più lo rappresenta e la racconta attraverso un bisogno impellente, racconta il suo tempo.

Nel flusso di energie che sprigiona, e nello stesso tempo imprigiona, un’opera d’arte, il tempo non è solo l’espressione dell’artista ma anche la meditazione interiore che porta a realizzare l’opera e forse il tempo più importante, chi la fruisce!

Analizzando il lavoro di Maddalena Saponara, abbiamo scelto di accettare l’invito di Sigmund Freud, abbiamo deciso di toglierci l’orologio e di non preoccuparci della percezione del tempo.  E' meticoloso l’approccio dell’artista ai frammenti di ricordi e di emozioni che attraversano tutti i tempi, il tempo del soggetto che rappresenta, il tempo dell’artista che realizza l’opera e di noi che siamo chiamati a leggerla, pezzo dopo pezzo, sovrapposizione dopo sovrapposizione in un tenue richiamo al cinema d’autore.

È un'associazione temporale dovuta quella ai frammenti del cinema in bianco e nero dove la pellicola argentata ci consegna poche cromie, un'eleganza di bianchi, neri, grigi che sembrano essere i toni dell’anima di Maddalena Saponara.

L’artista non dipinge, realizza sculture che accidentalmente ci vengono mostrare come dipinti, sovrappone piccoli frammenti di poesia, di quotidiano, di cinema di politica, ci racconta il suo tempo.

Sant’Agostino ammetteva che il tempo non esiste, perché è solo una  nostra percezione, dal momento che la realtà è fuori dal tempo, i dipinti scultorei di Maddalena sono reali, tangibili ma anch’essi fuori dal tempo.

Ci troviamo a nostro agio scorrendo le opere che raccontano un’artista consapevole di avere avuto accesso ad un medium espressivo unico, di aver trovato l’ultimo tassello del puzzle.

Il cinema, con le sue icone, ci consegna uno sguardo nuovo alle immagini degli attori  che Maddalena Saponara sceglie di ritrarre, paiono più vicini a noi, la tecnica del collage e del mosaico ci restituisce un’immagine “pensata” nello studio dell’artista con un gesto privo di istinto ma consapevole ed elegante, sembra accogliere le immagini che ritrarrà con grande garbo, con il rispetto e la dolcezza che non diviene mai mestiere ma capacità espressiva.

Maddalena rielabora e ricompone le opere che sono state per lei frutto di ispirazione dei grandi maestri del novecento. Dalle Marilyn di Andy Warhol ai ritratti di Giosetta Fioroni si apre un mondo di rielaborazione delle icone “dell’anima” dell’artista. Sono citazioni autonome, indipendenti; ogni puzzle guidato dal soggetto diventa oggetto autonomo, quasi indipendente dal contesto e la rielaborazione assume un’unicità capovolta. 

Il fruitore viene guidato ad una lettura capovolta dove non esiste sottrazione al contenuto e all’immagine scelta dell’artista ma una cosciente volontà di fermare il tempo e con lui le immagini che hanno scandito la memoria dell’artista.

Nei ritratti di persone non conosciute forse abbiamo il richiamo più forte della scultura che diventa tela, i soggetti sembrano accendere l’opera attraverso il loro vissuto le loro storie che emergono attraverso il collage rimanendo il segreto dell’artista.

Cosciente è dunque Maddalena nel suo tempo, nella sua lenta sovrapposizione di immagini e piccoli pezzi di verità che la consegnano a noi.

(Serena Baccaglini, Massimo Ferrarotti)

Michael Cunningham, premio Pulitzer nel 1999, nel suo libro Un cigno selvatico rielabora e ripropone, con rovesciamenti e riscritture magistrali, alcune fra le più note fiabe tradizionali. Non è un caso che una delle opere più significative di Maddalena Saponara evochi la copertina del libro stesso, illustrato da Yuku Shimizu, che rappresenta la Bestia che si sporge da un labirinto di sole rose.

L'evocazione e la rielaborazione attraverso la sua creatività contraddistinguono infatti lo stile di Maddalena, che prende spunto dai libri o dal cinema e dal proprio lavoro nell'ambito della comunicazione per creare opere suggestive e ricche di fascino, restituendo attraverso il suo occhio e la sua sensibilità immagini note e investendole di una nuova luce.

Maddalena vive e lavora a Milano, l'arte dà sfogo ad una creatività mai sopita, nemmeno in un lavoro fatto di numeri, in cui la vena artistica può dare frutti inaspettati, portando il suo estro negli ambiti più disparati. 

La tecnica utilizzata divide lo spazio e la materia e attraverso di essa l'artista compone la  figura scomponendola, le sue opere prendono forma per mezzo sia della frammentazione che della successiva unione.

Così l'artista: “Questo catalogo rappresenta la prima condivisione con il pubblico di un percorso che ho iniziato diversi anni fa e che per me rappresenta un grande goal: quello di essere riuscita ad esprimere creativamente il mio mondo, ritagliandomi uno spazio tutto mio ed alle mie regole”.

Maddalena vive la sua creatività nella maniera più spontanea e pura, vivendo il momento artistico come liberazione e sfogo, quasi fosse una scia da seguire. Nel mondo dell'arte contemporanea in cui gli artisti troppo spesso vengono influenzati da moda e mercato, Maddalena rappresenta una rarità, una luce quando fuori è buio, per citare una delle sue opere, crea i suoi lavori per soddisfare innanzitutto se stessa e il suo innato bisogno di espressione attraverso l'arte, rappresenta ciò che le piace, ciò che la emoziona, che sia un libro o un volto, in modo libero e spontaneo.

Esattamente come riesce a fare Maddalena l'arte deve essere questo: deve prendere il presente, rielaborarlo e restitiuirlo con una visione nuova, personale e stravagante.

(Alice Pezzali)

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