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Cenni Critici su Simone D'Auria

Nato a Bergamo nel 1976, Simone D’Auria si laurea in Architettura al Politecnico di Milano e sin dagli esordi si dedica con intelligente passione al design e alla “ricostruzione ambientale”.

Pur occupandosi della sistemazione di ambienti interni, specie nella fase iniziale della sua poliedrica attività, l’interesse suo principale è rivolto oggi verso la installazione negli spazi pubblici .

Per l’importanza conferita agli oggetti d’uso comune, dai cucchiai alle biciclette, dalle sfere alle Vespe, ingigantiti o letteralmente reinventati e rimodellati con grande sapienza “artigianale”, l’opera artistica del D’Auria si colloca con pertinenza in una sagace rilettura di taluni esempi delle avanguardie novecentesche.

Dal Dadà al Neo-Dadà, dal Nouveau Realisme alla Pop Art, nella sua affascinante produzione si possono rinvenire rimandi  intelligenti a questi movimenti, ma in modo originale e alquanto contemporaneo, da perfetto  XXI secolo.

Echi di Duchamp o di Arman, di Oldenburg o di Bruno Munari (artista – quest’ultimo – assai amato dall’artefice bergamasco tanto da esser citato direttamente sin dal titolo nell’opera installativa “Bruno Spoon”) possono difatti rintracciarsi nella sua vivace produzione, assieme ad un più sofisticato richiamo alla cultura del Manierismo toscano nelle figure antropomorfizzate in resina di “Personal/Unpersonal”, che si arrampicavano sulla parete di un palazzo fiorentino in modo inquietante ma tutt’altro che minaccioso.

Al di là della dimensione colta, le sculture installative di Simone D’Auria sono anzitutto risolte nell’uso dei materiali fra i più diversi, dal marmo alla resina, dal ferro all’acciaio, dal legno alla fibra ottica; quindi, nella ricerca di significati antropologici, estetici e sottilmente politici (in senso ecologico).

La fame nel mondo, l’energia pulita e rinnovabile, il gioco delle luci, la frenesia del movimento, costituiscono i cardini della rigorosa ricerca artistica del D’Auria da circa un quindicennio: e l’attenzione della critica e dei pubblicisti alla sua produzione si evidenzia nei circa 6000 articoli a lui dedicati, nonché dai consensi a seguito della partecipazione alle più importanti Fiere d’Arte in Europa.

Ribaltando – spesso ironicamente in senso surreale – la funzione d’uso dei suoi icastici oggetti-icona, in definitiva, Simone D’Auria è diventato un artista  (peculiare scultore-installatore), che salda perfettamente l’afflato concettuale delle opere con la limpidezza espressiva della loro “rappresentazione”, creando un dialogo con lo spettatore-passante, che ammira estatico la reinvenzione di piazze antiche dei centri storici, saldando a modo suo il Medioevo alla Fantascienza  spesso con poetica evidenza.

 

Lucio Scardino

Ferrara, ottobre 2018

 

Anzitutto è da precisare che nell’ultimo decennio l’attività espositiva di Simone D’Auria registra un significativo alternarsi dai luoghi canonici degli spazi espositivi dell’arte, dalle gallerie alle Fiere, alle strade e ai palazzi degli antichi centri urbani, soprattutto di Firenze, grazie alla prestigiosa collaborazione fra l’artista e il Museo Ferragamo nella città toscana, nonché nella medesima regione, con la fabbrica della “Piaggio”.

Si parte così dal 2008, con la collezione MaxMara di Milano per giungere al 2018 con la partecipazione dell’artista alle importanti fiere d’arte di Basilea (Svizzera) e di Kaushus, in Germania, passando attraverso momenti espositivi e installazioni a Bergamo, Milano, Saint Moritz, Lugano, Roma, Firenze, Pisa, New York.

Le schede seguenti si riferiscono ad una serie di opere dell’architetto D’Auria elaborate nell’ultimo decennio e facilmente riproponibili in tempi brevi, sia come installazioni che come multipli in materiali diversi.

E’ da precisare che la voce “investimento alla produzione” è fornita dallo stesso autore, che ne affrontato i costi per la realizzazione, mentre la voce “valore nel 2018” si collega alle fasi di inserimento delle opere nelle spazio urbano, nonché alla loro indubbia valenza estetica ed economica, destinata ad aumentare nel tempo, considerando che Simone D’Auria è da considerarsi fra i migliori scultori-installatori odierni.

Lucio Scardino